Altre visioni

Recensione del libro di Geoffrey Cocks “Psicoterapia nel Terzo Reich” Bollati Boringhieri-Torino- 1988

 Dico subito che questo libro mi ha suscitato due diverse sensazioni, da una parte lo ritengo un libro ambiguo al limite della reticenza e dall’altro un libro utile ed interessante.

Inizio con il chiarire perché mi sembra ambiguo. Prendiamo la copertina, vi troviamo scritto, in seconda: “Colui che più di ogni altro favorì la pratica e la diffusione della psicoterapia fu Matthias Heinrich Gőring uno psicoterapeuta cugino del leader nazionalista Hermann Gőring… Sotto la protezione del nome Gőring gli psicoterapeuti riuscirono ad aprire a Berlino un istituto. L’istituto Gőring… la sua esistenza ebbe per effetto di assicurare la continuità, nell’Europa centrale.. in particolare di quella corrente psicodinamica freudiana che era stata considerata come “giudaica” e quindi da combattere”. Più avanti, in quarta di copertina, troviamo : “Il nazismo soffocò il movimento freudiano ma paradossalmente creò le condizioni favorevoli per lo sviluppo della psicologia medica”.

Bhe.. una qualche confusione o non chiarezza nei termini esiste e la ritroviamo anche nel titolo dove, nell’originale, vi era come sottotitolo: “L’istituto Gőring”, che scompare nella copertina italiana, ricompare in una pagina interna e riscompare in un’altra.

Il punto sta qui: se il libro è visto come documentazione di una esperienza, l’ ’Istituto Gőring appunto, nulla osta, quando invece, nei primi capitoli lo si inquadra non solo nel momento storico, nulla osta anche se il tutto non è ben messo a fuoco, ma anche nel quadro delle teorie psicologiche esistenti, per essere chiaro Freud-Jung, non sembra colga appieno il fatto che del primo si bruciano i libri, mentre le teorie del secondo fungono come base per una visione di razza propria del nazismo e che tutto sommato Jung, almeno in una fase, “ci sia stato”. Tutto questo viene sfumato e riletto con toni bassi come se in fin dei conti le due situazioni fossero le stesse. Non che questi concetti non siano esplicitati ma vengono diluiti in un contesto minimale e a volte personalistico.

L’ altro elemento di ambiguità è sul fatto che, le molte citazioni di libri, articoli e altro, trovino nel testo poco spazio nell’originale, in ciò che è stato scritto o detto, le ritroviamo invece riassunte come valutazioni. E’ un vero peccato perché, ad esempio, se Jung rilascia una intervista alla radio tedesca (26 giugno del 33) forse era utile riportarla per intero o a larghi stralci, almeno nella documentazione.

Passando alla parte positiva del libro, la ritroviamo riassunta sempre nella seconda di copertina,:

“La storia della psicoterapia nel Terzo Reich non è il racconto edificante di progressi teorici sofisticati o di saltuari alleviamenti delle sofferenze umane, ma piuttosto il resoconto di un accomodamento moralmente e intellettualmente ambiguo coi poteri del Terzo Reich in vista di vantaggi professionali e istituzionali”.

Come si vede l’ambiguità forse stava nelle cose! Tuttavia, è proprio l’analisi di questi meccanismi che ci permette di vedere una parte del nazismo dal di dentro, nel suo concreto essere giornaliero, e farci scoprire che probabilmente è molto meno monolitico di quello che una certa propaganda o senso comune ci propina e, forse, dico forse, molto più vivino a noi di quanto possiamo immaginare o ci immaginavamo. Questa immersione nella cultura e pratica nazista riserva novità interessanti che rendono utile la lettura del libro, nonostante le mie perplessità espresse all’inizio. Riporto come di consueto alcuni brani.

 

“Diversi sostenitori della teoria sulla “razza” germanica ritennero del resto che le ipotesi di Jung fossero un prezioso strumento per raccogliere dati sulla storia e sulla cultura della “razza” : “Per mezzo dell’inconscio, si può tentare di chiudere un’antica eredità spirituale, e il famoso studioso di psicologia del profondo, C.G. Jung, giunge ad ipotizzare che nelle profondità dell’inconscio vi sia una specie di sedimentazione spirituale il cui esame renderebbe possibile persino una “ricostruzione della preistoria” delle culture”

Come non ricordare che questo fu “il” punto di rottura con Freud, il quale da buon neurologo, non vedeva bene queste cose che, dobbiamo dirlo, circolano ancora elegantemente e spensieratamente tra di noi!

Un’ altro brano ci riporta dentro alla cultura nazista che, pur con le dovute differenziazioni e a guisa di gioco, forse un poco ci assomiglia…

“Questo gruppo di lavoro era stato costituito il 24 maggio 1935 a Norimberga assieme al Gruppo di lavoro del Reich per una nuova medicina tedesca, guidato da Karl Kötschau ed erede del Gruppo lavoro dei medici del Reich per la terapia naturale e biologia (Reichsarbeitsgemeinschaft der biologischen und Naturheilärzte), fondato il 2 novembre 1933. Tali gruppi facevano parte delle forze con cui Wagner intendeva lanciare l’offensiva per una profonda trasformazione della politica sanitaria tedesca e delle sue basi teoriche. Come dichiarò lo stesso Wagner, «il nazionalsocialismo è un movimento innovatore; esso non ha mai inteso accontentarsi di mutamenti superficiali dei rapporti politici interni, né della conquista di inaccettabili metodi di governo e gestione della cosa pubblica». Benchè le parole di Wagner non smentiscano la natura imprecisa e soggettiva del «rinnovamento» cui il nazismo avrebbe mirato, il punto di partenza del suo attacco al conservatorismo della burocrazia medica era la difesa del movimento per la terapia naturale, nell’ambito di visione del mondo decisamente nazionalista, razzista e antisemita…. Il Gruppo di lavoro del Reich per una nuova medicina tedesca estese la propria competenza a settori situati ai margini della medicina tradizionale, come la Lega dei terapeuti naturali del Reich, la Società per la scienza climatica e termale, l’ Associazione centrale dei medici omeopati, la Lega degli idroterapeuti, la Lega del Reich per le istituzioni sanitarie private, l ’Associazione dei medici antroposofi, nonché la Società medica generale tedesca per la psicoterapia. Il principio di etica medica comune a tutti questi gruppi era la grande importanza attribuita alla prevenzione e la concezione olistica dell’essere umano. Il primo e ultimo Congresso del Gruppo di lavoro del Reich per una nuova medicina tedesca si svolse dal i8 al 20 aprile 1936 a Wiesbaden, un mese prima della fondazione ufficiale dell’Istituto Gòring, con interventi di Matthias Gòring sulla teoria delle nevrosi, di Heyer sull’unità dinamica di mente e corpo, di Gauger sulla coscienza.”

Come si suole dire… a buon intenditore poche parole.

 

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