Le terme e le indagini del Commissario Lasagna

 

Un partigiano Presidente

 

Quel giorno il Dott. Rubini, avendo presenziato ad una pubblica cerimonia, arrivò in ufficio verso le 12. Per raggiungerlo doveva forzatamente passare davanti a quello di Lasagna e, anche se preso da vari pensieri, gli ‘venne automatico’ il bussare alla porta del Commissario il quale, vedendolo attraverso il vetro, si alzò immediatamente per farlo accomodare.

“Entri, entri, Dottor Rubini, si accomodi. A che devo la sua cortese visita?”

“Sa!” disse Rubini in modo compassato mentre entrava “Se Maometto non va alla montagna è la montagna che deve andare da Maometto”

Lasagna con un sorriso mulesco non perse un attimo:

“Per fortuna che le mie sedie sono robuste e possono ben sostenere anche una montagna”.

Ogni riferimento alla stazza del dottor Rubini era prettamente causale ma il sorriso no. In fin dei conti il paragone montagna e Maometto in una semantica ‘artistica’ aveva una sua logica: 1 metro e 85 sui 100 Kg. (la montagna) e 1 metro e 65 con 68 Kg. il ‘ma-ometto’.

“Bene Lasagna, è un pezzo che non ci vediamo per le nostre chiacchiere termali… mi dica.”

“Guardi dottor Rubini, se non passava lei, nel pomeriggio sarei venuto io ad esporle le mie considerazioni in fase di consolidamento.”

Rubini: “Quindi?”

“Quindi, pur trovandomi in una situazione nella quale a volte non credo a quello che leggo tanto la ‘cosa’ mi appare strana-estranea, devo dire di Si. Se dell’illegalità ne teniamo al momento un significato largo, anche legislativo, devo dire di Si: esiste. Poi, cosa abbia causato il vociferare e se è questa la causa, è ancora presto per inquadrarlo ma sempre più appare possibile… ripeto sono solo considerazioni.”

Rubini: “Quindi un sistema di illegalità presente da più di quarant’anni? Possibile?”

“Vede dottore, noi leggiamo oggi due regolamenti che hanno avuto un loro sviluppo genetico in particolare negli anni 75/90 del secolo scorso, un contesto socio istituzionale molto complesso e per certi aspetti innovativo pensi alla legge Merli. Ma sicuramente anche altre erano le leggi e le normative in gioco e non solo le 25 citate nel regolamento di Abano e, anche nella sostanza, in parte assenti in quello di Montegrotto.”

Rubini era diventato ‘serio ascoltatore’, lo era sempre ma ora in particolare.

“La sta buttando in storia o in filosofia?”

Il Commissario riprese:

“Lei lo sa che i miei riferimenti filosofici sono un poco ‘estranei’ al nostro ambiente e anche ai suoi, sono sempre stato chiaro con Lei e Lei altrettanto con me, anche per questo, lo sa, l’ho sempre stimata.”

Rubini si sentiva imbarazzato dal tono ma anche del livello su cui Lasagna lo stava portando e tentò di stemperare la sua ‘possibile ansia’: la mise sul pratico.

“Ok, ok venga al sodo, anche perché siamo prossimi all’ora della pausa pranzo e il ‘sodo’ richiama cose piacevoli. Naturalmente non voglio sminuire quello che dice” Sorriso abbondante, sfregatina delle mani e giro insistente dei pollici. Lasagna riprese.

“Stephen Jay Gould ci ha spiegato le dinamiche dell’evoluzione puntiforme nella quale concause anche non direttamente connesse con la necessità di quel momento, i qualche modo fino a poco prima non rilevanti ed indipendenti o relativamente dipendenti, determinano una nuova forma storica destinata ad incidere nel tempo come elemento evolutivo… più o meno è così.”

Rubini voleva sganciarsi: “Le ho detto che un certo appetito fa capolino…”

“Porti un attimo di pazienza. Penso che ci troviamo di fronte alla genesi di una illegalità, che ho definito come “illegalità asintomatica”. C’è, produce i suoi effetti negativi ma nessuno, seguendo l’esempio della situazione odierna, per mancanza di tamponi (in questo caso, presumo, di controlli) e di metodologia terapeutiche adeguate (in questo caso, trasparenza), se ne accorge ma i suoi nefasti effetti contaggiosi ci sono eccome. Direi qualche cosa di più: fa anche comodo perché coloro che la esercitano sono più forti nei loro specifici interessi.”

“Senta Lasagna, lei lo sa che la stimo e quindi prendo seriamente quello che dice… quindi sarebbe importante, se così fosse, determinarne meglio i contorni e i fatti.”

“Già questo è il problema” Disse Lasagna “per due motivi: il primo è il mandato che mi ha dato e cioè quello di ‘sondare’ più che indagare e il secondo è la complessità dell’arco storico in cui tutto avviene compreso l’aspetto prettamente legislativo… ma la speranza, come lei sa è l’ultima a morire. Tuttavia non escludo di dover mettere in campo più spesso la mia mulità… nei limiti che lei mi ha dato e senza ricorrere alle sirene delle volanti.”

Sorrisi da parte di entrambi; si alzarono all’unisono dalle rispettive sedie e si incamminarono con una certa velocità verso il bar e cosa strana, chi era testimone avrebbe potuto giurare che andavano a braccetto. Primum vivere deinde indagare.

 

Quella sera Lasagna iniziò anticipatamente il suo lavoro ‘fuori orario’ per due sostanziali motivi ben chiari nella sua testa. Il primo derivava dal fatto che quanto detto in mattinata a Rubini e le idee che a tavola si erano scambiati gli ponevano un pesante fardello di responsabilità, oltre a quello che onestamente in un primo momento aveva pensato, ma in fin dei conti era mulo per qualche cosa. Il secondo motivo era che in una televisione privata verso le 23 avrebbero proiettato per l’ennesima volta Frankenstein Junior e lui per l’ennesima volta, la quinta o la sesta, non voleva perderlo quel: “Il castello ululì, e il lupo ululà” era troppo irresistibile per non rivederlo.

Nella silente televisione scorrevano le immagini della trasmissione post telegiornale di ‘Techetechetè’ e apparve Toto Cotugno. La fantasia liberatoria di Lasagna associò, grazie a quello stimolo, molte cose degli anni in cui quei regolamenti venivano partoriti. Cose a prima vista lontane ma semanticamente-significativamente vicine: l’italiano con la chitarra in mano, pizza spaghetti e mandolino, il Presidente partigiano, il Biscione che imperversava nei manifesti nelle città, le televisioni private, i partiti che stavano dissolvendosi nonostante Moro, Berlinguer e Craxi (o forse anche ‘causa’ loro) il terrorismo, la preistoria di mani pulite con la dilagante corruzione, gli allarmi preoccupanti sui problemi energetici e ambientali ecc. (in fin dei conti la Legge Merli era nata anche per questo). Ecco tutto questo aleggiava attorno a quei due regolamenti: ne erano in qualche modo l’espressione?

Abbandonò questi pensieri e tornò alla lettura del regolamento delle fognature di Abano ma una immagine venne chiara ai suoi occhi e disse tra sé e sé con una certa amarezza: “Fognatura appunto!”.

Le novità emerse con i termini ‘stabilimenti idrotermali’, ‘acque termali decantate’, e ‘acque termali limpide’ lo fecero riflettere sul fatto che il termine ‘acqua termale reflua’ era troppo generico per rappresentare da solo la realtà dei processi che investivano gli stabilimenti idrotermali e  probabilmente non solo dal solo punto di vista delle fognature. Di questo prese nota nei suoi appunti a futura memoria.

 

Ripartì nella ricerca del termine termale/i dall’articolo 6 relativo alle prescrizioni. Al punto 4 vi erano quelle relative alle acque termali

 

“Le utenze idrotermali devono obbligatoriamente immettere le proprie acque nere nella fognatura comunale nera e le proprie acque bianche, termali decantate e limpide, nei collettori della rete comunale bianca, purché siano rispettate le condizioni tecniche e le norme di accettabilità del presente Regolamento.”

 

Ancora una volta la matita scrisse   e sottolineò e il seguente concetto: più che di acque termali si doveva meglio parlare di acque prodotte da stabilimenti idrotermali. E’ una cosa ben diversa. Si veniva al dunque: dover definire cosa e quali fossero le cure termali senza le quali gli stabilimenti non sono idrotermali. Per esempio, se un albergo non praticasse la cura dei fanghi e avesse solo delle piscine potrebbe definirsi idrotermale? Ma aveva fretta e continuò sulla via della lettura anche se un appunto specifico nei suoi fogli non mancò, a futura memoria.

 

Era così arrivato al Titolo secondo del regolamento dove appunto venivano delineate le norme per lo scarico nelle fognature dei vari tipi di acque termali e non.

Nell’articolo 18 vengono richiamati i criteri di ammissibilità nelle fognature delle acque da stabilenti idrotermali.

 

“1) Gli scarichi di acque nere e bianche degli alberghi e degli stabilimenti dotati di attrezzature idrotermali sono considerati alla stessa stregua di quelli delle utenze civili e sono pertanto sempre ammissibili nelle pubbliche fognature…”

“2) Gli scarichi delle medesime utenze di acque termali pre-decantate sono ammissibili purché rispettino i limiti qualitativi della seguente tabella: Limiti di ammissibilità nella pubblica fognatura per acque termali decantate

Di fronte a questa tabella ebbe un soprassalto… era tardi, il film stava arrivando ma non poteva mollare l’osso proprio ora! Caffè, biscottino, rapido sguardo all’orologio per programmare il tempo rimasto, prese immediatamente carta e matita e cominciò ad annotare.

 

IMPORTANTE, IMPORTANTE. (Sottolineato diverse volte) Da dove viene questa tabella? Si ricordava bene quella del comune di Montegrotto era diversa più completa. Scrisse: Chi ha deciso che per le acque da stabilimenti idrotermali decantate i parametri siano solo quelli della tabella? C’è un capitolo specifico nella Legge Merli per le acque decantate? Perché Montegrotto ne mette un’altra? Stranamente il regolamento di Abano molto puntuale e specifico non citava da dove arrivasse la sua tabella.

Riprese in mano il regolamento di Montegrotto e ricercò l’articolo della Merli, ivi citato, da cui, Montegrotto, aveva tratto la sua tabella. Ve ne erano altri?

Guardò nel computer il testo della Merli e trovò la tabella C richiamata dal comune di Montegrotto.

Gli sembrava che la Merli fosse chiara e che contenesse una unica tabella da rispettare che non coincideva né con quella di Abano né di Montegrotto. La differenza tra i due comuni era che: Abano ne estraeva una piccola parte, Montegrotto una più grande scrivendo esplicitamente che riferendosi alla tabella C “qui di seguito viene integralmente riportata” ma in realtà la tabella C, è altra cosa.

Ora era difficile per Lasagna sapere se vi erano state modifiche o specifiche della regione  nel merito dei parametri anche perché essendo la Merli legge nazionale, difficilmente se ne sarebbero potute estrarre nell’applicazione determinate parti.

Poteva anche essere che chi aveva scritto i regolamenti dei due comuni ritenesse superflui nella data situazione alcuni parametri da rispettare ma in base a quali studi, a quali considerazioni? Niente si diceva. Gli sembrava di trovarsi d’innanzi al famoso gioco delle tre carte.

Fece fotocopia della Tabella C della Merli, e la incollò nei suoi appunti.[1]

Lasagna da una parte si sentiva soddisfatto, dall’atra a dir poco confuso, il romantico tema sonoro del film Frankenstein Junior era già udibile. Tazzina di caffè, biscottino e divano aumentando il volume della silente televisione.

La nottata fu nel complesso tranquilla, solo un sogno lo disturbò un poco: sognò che dei ladri stavano entrando in casa in una notte di temporale, ma un tuono fece scattare la sirena dell’allarme e i ladri furono messi in fuga. La mattina seguente appena sveglio lo interpretò magistralmente. “Se sei in pericolo cerca aiuto”. E così fece.

 

A VENERDI PROSSIMO CON IL SETTIMO CAPITOLO “LASAGNA CHIEDE AIUTO”

 

 

[1] LEGGE MERLI 319 1976