Altre visioni

Un sogno

Vi racconto un sogno fatto una mattina, diverso tempo fa, alcuni attimi prima di risvegliarmi, tanto da poterlo ricordare abbastanza chiaramente e scoprire un piccolo segreto, uno dei tanti meccanismi che agiscono nel nostro cervello quando Noi riposiamo dormendo, ma LUI, o una sua parte, comunque lavora. Naturalmente ve la faccio breve e focalizzo solo l’essenziale “da raccontare” per la “sensazione provata”.

“Ero in un giardino assieme ad altre persone quando la mia attenzione fu attratta da una zolla di terra con dei bei fiori colorati. Decisi di raccoglierli e nel contempo la stessa idea era venuta ad una persona a me vicino. Vi era una sensazione di felicità da parte di entrambi nel vedere i fiori tanto che decidemmo di raccoglierli assieme. Quando le due mani, una mia e quella dell’altra persona gli raccolsero dolcemente, vi fu un attimo in cui, questi, erano tenuti dalla mano destra di entrambi. In quel momento ebbi, nel sogno, l’esatta sensazione che l’altra persona volesse tenere i fiori per se tanto che, la sua mano resistette con forza al fatto che, pur avendoli visti per primo, li potessi tenere solo nella mia mano. Sentivo una vera e propria “resistenza fisica”, tattile, della mano dell’altro sulla mia; teneva con forza in mano i fiori e non voleva lasciarli”.

Qui mi sono svegliato. Per alcuni secondi, restando in uno stato di dormi veglia, ebbi questa sensazione: da una parte mi rendevo conto di essere a letto e non dormire e nel contempo sentivo chiaramente la mano dell’altra persona che resisteva, ero ancora nel sogno (almeno così siamo abituati a chiamarli).

Ebbi un lampo di “riflessione automatica” e mi “chiesi” cosa stesse accadendo o meglio, com’era possibile questo. Guardai “automaticamente”, grazie anche alla penombra della finestra semiaperta, la mia mano da cui derivava la sensazione: la sinistra, era un poco sollevata sopra la testa e la punta del pollice e quella dell’indice premevano fortemente l’uno contro l’altra. In quel momento capii perfettamente, ecco perché vi racconto il “fatto”, che il pollice ero io, mi rappresentava, e l’indice invece era la mano dell’altra persona, quella che resisteva. Due persone in un corpo solo avrebbe detto Gaber.

Dopo breve tempo, questione di secondi, il tutto sparì; non certo la mia mano che rimase sola soletta padrona di tutte le sue, mie, cinque dita. Ancora dopo qualche ora di distanza, se guardavo l’indice rivedo il mio avversario e siccome, lo dovrò “vedere” in giornata per lavoro, gli farò presente quanto odioso ed egoista sia (se rifletto bene sul sogno, la parola sarebbe un’ altra: S…..). A ben pensarci…forse e meglio che le rimostranze le faccia solamente al mio indice il quale deve ben imparare che nel “mio” corpo c’è un solo padrone o… almeno mi illudo possa essere così!

 

 

 

 

 

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