Chi l’avrebbe mai detto!
Il Dott. Rubini tornò dalla missione romana il mercoledì pomeriggio e all’indomani mentre si recava nel suo ufficio si fermò da Lasagna per salutare. Il Commissario, vedendolo, scattò immediatamente in piedi salutando ‘alla simil militare’.
“Buon giorno Dott. Rubini, come è andata a Roma?”
“Come vuole sia andata! A volte mi sembra inutile andare a Roma e con queste misure per il Covid poi! Le cose più semplici diventano complesse anche se, incredibilmente, può succedere l’opposto. Comunque si doveva fare e l’ho fatto; alla fine è stato utile e, anche volendo, non potevo non farlo.”
“So che ha pensato alle nostre cose termali.”
“Certo che ci ho pensato. In qualche momento di libertà ho telefonato ai nostri due amici il Gatto e la Volpe.”
Lasagna lo interruppe. “Lo so, me lo hanno detto entrambi ed erano felici per le sue parole.”
Rubini sorrise. “Era giusto esprimere loro i miei pensieri su come stanno impostando il lavoro e, una cosa mi ha colpito, entrambi alla fine della telefonata mi hanno detto, riflettendo sulla loro esperienza e sulle idee che si sono fatte nei sopraluoghi: “Chi l’avrebbe mai detto!”.
In particolare Antonio ha commentato sul fatto che pur avendo frequentato negli anni scorsi per motivi di lavoro quell’ambiente, certe riflessioni non le aveva mai fatte fino in fondo e gli sono sorte solo oggi. Ha ribadito quanto sia stata utile la disponibilità da parte del dott. Fredo, affermando, che se certe cose, quelli che le conoscono non te le dicono, si rischia di girare a vuoto anche per anni.”
Lasagna era contento: “Bene Dott. Rubini ci rivediamo lunedì solita ora, solito posto.” I due si lasciarono facendo il saluto alla simil militare.
Lunedi ore 20,45 l’Oca Selvaggia riparte sotto la guida di Giuseppe.
“Continuiamo con la nostra conoscenza della distribuzione dell’acqua termale in un albergo. Dopo aver visto la prima via percorsa dall’acqua termale, la n.1, vedremo la seconda per importanza quantitativa e oramai forse anche per la percezione qualitativa sulla ‘termalità’, quella che abbiamo indicato nel nostro schema con il n.4: la via delle piscine.
Negli ultimi anni le piscine hanno notevolmente influenzato l’attività termale, sopperendo alla profonda diminuzione delle presenze ‘curative’ in particolare nella fangoterapia; modificando il tipo di clientela con la necessità di camere per più persone piuttosto che le canoniche camere singole e, come qualcuno ha constatato, costruendo una ‘nuova stagionalità’ che si è affiancata a quelle che da sempre esistono in primavera e settembre.
Questa nuova stagionalità si è inserita nelle prime due rafforzando i fine settimana e determinando una sua specificità (terza stagionalità) nelle feste di fine anno-epifania e anche oltre per certe clientele, in particolari quelle provenienti dalla Russia recuperando in questo caso anche periodi ‘di cura specifica’. Forse dipende da questo se vi sono oggi hotel gestiti proprio da imprenditori Russi ma sopra tutto dall’intuizione di alcuni operatori turistici presenti da anni nel nostro territorio. Questi sono riusciti a riproporre in questa realtà ciò che da tempo avveniva nelle spiagge adriatiche nei confronti della ‘nuova Russia’.”
Nello schermo apparve lo schema oramai conosciuto nelle sue linee generali.
Giuseppe, dopo alcuni attimi concessi agli amici per permettere loro di poterlo osservare disse:
“Come potete notare la linea delle piscine è la n.4 va dal pozzarotto direttamente alle piscine le quali hanno un loro ciclo di riuso dell’acqua a circuito chiuso compresi naturalmente i passaggi di filtrazione e sanificazione.
L’acqua va poi direttamente in fognatura. Vi ricordo che nel regolamento comunale di Abano si richiamano giustamente le disposizioni che impediscono che l’acqua con il ‘fango’, quella della linea n.1, sia diluita con quella della linea n.4. L’impianto dell’albergo dei Fredo risponde a queste norme compresa la presenza, come abbiamo visto in precedenza, del chiarificatore: da questo punto di vista sembra a norma. Se poi non si sono fatti controlli per certificare la reale funzionalità del sistema rispetto alle leggi esistenti grossa responsabilità e di chi li doveva fare: il comune.
Va notato che le due linee la n.1 e la n.4, sono praticamente ‘autonome nel loro uso’.”
Lasagna chiese un attimo di pausa, voleva osservare bene lo schema anche perché, diciamocelo, il caffè lo richiamava e un biscottino semi-dolce male non ci stava. Non chiese la pausa caffè, ma solo un attimo di riflessione seguito a ruota anche dagli altri.
Alcune brevi frasi di chiarimento scambiate tra di loro sul nuovo schema e Giuseppe riprese.
“Potremmo già da ora analizzare gli schemi per “temi di interesse semantico” ma preferisco presentare prima anche le altre due vie che l’acqua percorre all’interno dell’azienda: la n.2 e la n.3.
Immediatamente a video apparve lo schema generale.
Come si può vedere la linea n.2 garantisce eventuali emergenze che possano intervenire a mettere in forse la corretta gestione del fango ma serve anche per sanificare il fango da eventuali presenze di batteri attraverso la pastorizzazione dello stesso, così come avviene con il latte e per fare questo, lo si porta a temperatura superiore ai 70 gradi: è quindi necessaria una certa quantità di acqua direttamente dal pozzo. Naturalmente ciò presuppone un sistema organizzativo dei vari contenitori o vasche per la maturazione del fango onde poter arrivare al fango maturo con i 40/50 gradi e non di più e poi velocemente pastorizzarlo. Magari in futuro possiamo dedicare una serata a questo tema di interesse specifico.”
In consenso su questa proposta fu unanime e sancito con dei ‘si’, ‘certo’ che si udivano arrivare, era l’unico modo possibile poiché il video era occupato dal grafico. Giuseppe riprese.
“Passiamo ora alla linea n.3. Svolge una funzione importante poiché garantisce l’acqua termale per fare i bagni e le docce nei camerini della fangoterapia. Questo è lo specifico sanitario del processo di fangoterapia. Qui oltre all’acqua sanitaria presente in tutto l’Hotel, riscaldata dagli scambiatori di calore, vi è anche acqua termale diretta (bagno e doccia termale con o senza ozono) che tuttavia ha un problema, essendo a 82 gradi non può essere usata. Così viene miscelata con acqua termale più fredda proveniente dalle piscine. Lo scarico di quest’acqua deve andare alla fognatura tramite il chiarificatore poiché contiene del fango proveniente del suo uso nelle docce e nei bagni della fangoterapia. Anche la pulitura dei grandi teli ‘pantassi’ per fare il fango avviene a cielo aperto con l’acqua termale in modo da portare in un unico scarico fognario il fango che contengono.”
La presentazione generale era terminata, rappresentava un poco per tutti, anche per il Gatto e la Volte, una novità sulla quale riflettere. Pur tuttavia appariva come una bella fotografia, interessante ma sempre una fotografia statica dalla quale bisognava ricavare il: “E quindi?”. Una pausa era doverosa!
Lasagna intervenne. “Intanto un ringraziamento per il lavoro svolto, penso di rinnovare il pensiero che il Dott. Rubini vi ha già espresso al quale ovviamente anch’io mi associo e in particoare a quel: “Ma chi l’avrebbe mai detto!”. Ora che facciamo? Come pensiamo di procedere?
Fu Antonio a prendere la parola per rilanciare sugli aspetti organizzativi dell’incontro.
“Chiederei a tutti, se possibile, la disponibilità di andare oltre, per questa sera, l’orario concordato delle 22,30. Dovremmo affrontare questioni che richiedono del tempo.” Su questa proposta non vi furono osservazioni e ancora una volta il silenzio sancì l’assenso.
La gestione del tutto tornò in mano a Giuseppe.
“Vorrei ora chiarire cosa intendo per temi di interesse semantico già citati in precedenza. In generale, e quindi anche per questa situazione, il valore di un parametro e la sua comprensione non solo statistica o di evoluzione storica (la statistica nel tempo) dipende da diversi fattori. Solo la visione di tutti questi fattori nella loro reciproca ed interattiva influenza permettere di comprendere il parametro inquadrandolo in una situazione multifattoriale sia diacronica (nel tempo) che sincronica (nello spazio).
Tutto questo porta ad una visione ‘semantica’ del singolo parametro di indagine dove, per esempio una sua variazione, è indice di processi non solo strettamente legati al suo ambiente tipico o a lui prossimi. Esempio la variazione della temperatura in un processo (calore dell’acqua) può essere l’espressione di una modifica dell’andamento della clientela o di un mal funzionamento del sistema o di una variazione climatica, quindi un dato specifico di temperatura ‘misurato’ di per sé dice tutto e anche niente.
La cosa si fa per noi complessa perché, almeno nelle nostre mani, non abbiamo dati che permettano la comparazione (dati derivanti da automatizzazioni, telecontrollo, variazioni orarie, da un sistema generale di gestione ecc.) ma nel contempo il nostro ‘sistema termale’ di questo avrebbe bisogno per essere compreso e gestito secondo parametri comprensibili.
Per adesso, almeno noi, ci dobbiamo accontentare di valutazioni fatte da persone direttamente interessate e da confronti con dati provenienti da ricerche ‘separate’ non centrate su di un punto specifico ad esempio: la gestione del calore nel sistema del BIOCE o da ricerche ricavate per altri fini quali la possibile gestione delle acque reflue che come sappiamo vengono alla fine di un processo di fatto ‘anarchico-confusionale’. Tutto questo dipende dal marasma legislativo cui è sottoposta la fangoterapia, dalla sua gestione approssimativa da parte della Regione e dei Comuni, e dalla molteplicità di aziende che la gestiscono. Ciò non è più sostenibile.
Necessiterebbe di un sistema unico di controllo generalizzato un algoritmo, diciamo con una filosofia fuzzy logic. Senza questa visione del BIOCE tutto il resto è relativo se non dannoso e metterci le mani a spizzichi e bocconi, magari partendo dalla fine di questa ‘anarchia-confusionale’, come per esempio partire a progettare l’uso delle acque reflue, potrebbe riservare nel tempo sgradite sorprese. Volendo richiamare quanto detto dal Dott. Ruini, questa informatizzazione del processo dovrebbe essere una fase fondamentale di un recovery plan.
Naturalmente per la nostra semi-indagine partiamo da quello che abbiamo e la conoscenza delle dinamiche del calore in un albergo che resta comunque fondamentale, di questo dobbiamo sostanzialmente ringraziare il dott. Fredo.
Nel prossimo grafico vedremo alcune dinamiche in particolare il calore, la quantità di acqua in un periodo determinato e del suo uso. È proprio da qui che io e Giovanni abbiamo pensato: “Chi l’avrebbe mai detto!”
L’attenzione era al massimo sia da parte di chi aveva preparato la relazione e che nel doverla esporre si accorgeva di nuovi particolari e valenze, sia di chi affrontava per la prima volta queste tematiche. Ognuno avrebbe voluto fare proprie riflessioni, domande, valutazioni ma il tempo era poco e mentre Giuseppe si preparava a presentare il grafico c’è chi ne approfittò per bere un goccio… di quello che era rimasto.
Un colpo di tosse di Giuseppe richiamò nuovamente l’attenzione di tutti sul video dello schermo..
“Il prossimo grafico e i dati contenuti devono intendersi in una situazione di funzionamento tra le vacanze natalizie e l’epifania in cui l’azienda lavora a livelli alti di presenze di ospiti; sono presenti un numero buono di cure e le piscine hanno bisogno del massimo di sostegno calorico per mantenere, specialmente all’esterno la ‘lussuosa’ temperatura e ovviamente vi deve essere anche il massimo di calore possibile per poter riscaldare l’intero albergo. Possiamo dire che in questa fase viene utilizzata al massimo la capacita del pozzo di 365 litri al minuto, pari a 21.900 litri all’ora e a 648.000 litri al giorno cioè 526 metri cubi.” Nello schermo apparve un grafico.
“La cosa che ci ha sorpresi” disse Giuseppe a nome del Gatto e la Volpe è la dinamica delle temperature nel sistema.
Guardiamo la linea n.1: parte dagli 82 gradi e dopo aver passato la zona degli scambiatori di calore, e aver riscaldato tutto l’albergo compresa l’acqua sanitaria, possiede ancora una temperatura di 58 gradi. Con questa gradazione fa maturare il fango e l’acqua va in fognatura a 45 gradi. (dato medio in basa anche alla stagione)
Se guardiamo la linea n.4, quella delle piscine vediamo che l’acqua parte da 82 gradi, viene utilizzata nelle piscine a 36 gradi per arrivare in fognatura a 25 gradi. Qui il calore viene utilizzato-disperso nelle piscine.
Ma come abbiamo detto questi dati devono essere visti nel complesso dei loro valori per comprenderne la vera essenza di processo: abbiamo quindi definito il periodo dell’analisi (stagione piena invernale), le dinamiche della temperatura, ora ci resta da capire quantitativamente come vengono suddivisi i 526 metri cubi al giorno nelle varie vie di percorrenza dell’acqua termale. Mancando un qualsiasi sistema di misurazione dei flussi ci affidiamo ancora una volta alle valutazioni esperienziale del Dott. Fredo. Un nuovo schema apparve nello schermo.
“Ancora una volta il “Chi l’avrebbe mai detto!” è apparso nelle nostre riflessioni: solo il 20% (forse anche meno) dell’acqua termale va per le cure della fangoterapia, tutto il resto del calore va pe riscaldare l’albergo e per le piscine. Per certi aspetti ci appare incredibile rispetto a quanto, come abbiamo visto, dicono le leggi in materia.
L’altra cosa importante che mostra la potenzialità geotermica del termalismo è che usando la variazione di calore da 82 a 58 gradi del 40% dell’acqua viene riscaldato un immobile di 50.000 metri cubi, pari a circa 16.700 metri quadrati che corrispondono a 167 appartamenti dal 100 metri quadri. Quindi solo con una parte dell’acqua termale di un albergo potremmo riscaldare 167 appartamenti, oggi di fatto è l’albergo.
Se per ipotesi estendessimo questo conto a tutto il potenziale geotermico dell’albergo avremmo la possibilità di riscaldare 417 appartamenti (167 X2+ 1/2). Resterebbe e nostra disposizione altrettanta potenzialità calori partendo dai 58 gradi, che con l’incremento di pompe di calore, con buon rendimento data la temperatura di partenza da utilizzare, potremmo riscaldare altri 417 appartamenti da 100 metri quadrati. Quindi 834 appartamenti.
Poiché abbiamo detto che l’albergo della famiglia Fredo usa circa il 1,26% della potenzialità di acqua del bacino, facendo un rapporto si ricava che potremmo avere la possibilità di riscaldare circa 66.200 appartamenti senza probabilmente rinunciare all’acqua per le cure della fangoterapia. Questo proponendo una ipotesi in una realtà attualmente gestita in modo non razionale (numero di pozzi, diseconomie di sistema ecc..). Vale la pena di poter dire che portando il tutto a sistema avremmo teoricamente la potenzialità calorica pari a quella utile a riscaldare 70/80.000 appartamenti. Sottolineo il concetto di potenzialità calorica perché non è detto che il riscaldamento sia l’unico o il più interessante utilizzo del calore dal punto di vista economico recuperabile.
Pur tuttavia, sempre come ipotesi di larga massima, se moltiplichiamo gli 834 appartamenti riscaldabili con l’acqua termale dell’albergo del Dott. Fredo e li moltiplichiamo per un costo credibile di energia elettrica per il loro riscaldamento compresa l’acqua sanitaria potremmo dire che ognuno di essi comporterebbe una spesa di 1.200 euro annui che moltiplicati appunto per 834 darebbe circa 1.100.000 euro pari circa ad ¼ del fatturato dell’albergo del Dott. Fredo Riportando, sempre in via ipotetica, il conteggio a livello di bacino e rapportandolo ai 100 alberghi presenti è come se avessimo il fatturato di ‘25/30 alberghi in più’ che produrrebbero ‘anche senza clientela’ perché basati su altra economia, quella geotermica e con ‘nuovi tipo di prodotti e indotto’ che moltiplicherebbero (per paragonaci sempre all’Hotel del Dott. Fredo) in fatturato: quanto? Per due o per tre? Chi lo sa. Certo che ne beneficerebbe prima di tutto l’immagine termale dell’area, l’innovazione tecnologica, l’agricoltura il turismo e la stessa materia termale come possibilità di estrarre materiale biologico prezioso.
Su questo punto, per ritornare al nostro recovery plan dovrebbero essere aggiunte le altre valenze di qualità, certificazione e innovazione in particolare per recuperare la ‘vecchia fangoterapia’ qualificandola, innovandola nei processi e nei prodotti curativi e salutari.
Altra considerazione è che basterebbe una razionalizzazione dei processi di (brutta parola) dissipamento energetico interna agli Hotel per aver immediatamente grossi vantaggi energetici scaricando acqua ‘inutile’ nei fossi a temperature inferiori a i 20 gradi.
Sempre seguendo il nostro ragionamento potremmo dire che ogni 10 % di risparmio di energia potremmo riscaldare dai 6.000 agli 8.000 appartamenti: quasi Abano Terme più Montegrotto con buona resa energetica avendo solo parzialmente l’uso delle pompe di calore e senza mettere in discussione la termalità curativa anzi, ribadiamo, dandole un maggiore valore ambientale e quindi economico.
Lo schema fu tolto dal video e apparvero le facce sorprese dei Quattro dell’Oca Selvaggia.
Il Chi l’avrebbe mai detto era negli occhi di tutti e tutti avrebbero voluto dire la loro ma Lasagna intervenne…
“Si è fatto tardi e quello che abbiamo visto e sentito ha bisogno di essere digerito. Chiudiamo qui e ricominceremo lunedì prossimo.”
Assenso, sorrisi, battisti di mano e svolazzamenti delle stesse furono degna corona alla chiusura e augurio di una serena notte…
ma per Lasagna e Rubini non fu così.
CI VEDIAMO MARTEDI PROSSIMO
CON
‘70.000×3=210.000. Il + e il -‘