Le terme e le indagini del Commissario Lasagna

La pistola fumante

 

Antonio e Giuseppe oltre ad essere chiamati con Toni e Bepi erano meglio conosciuti come ‘il gatto e la volpe’. Quando serviva l’uno c’era anche l’altro.

Toni muratore e Bepi idraulico si completavano nell’allestire, come volontari e a scopi sociali, iniziative (palchi, capannoni ecc.) o quando era richiesta la loro opera in qualche situazione degna di un intervento di solidarietà (riparazioni di locali, trasporto ecc.).

La loro arma, oltre all’immensa esperienza e pazienza, era il vecchio e sconquassato camioncino (multiutility) di Bepi, dall’infernale rumore, ma indispensabile e sempre pronto a qualsiasi trasporto. A volte, vedendolo passare, i vigili del comune chiudevano più di un occhio. I due sapevano fare di tutto ed erano all’uopo attrezzati (il camioncino magazzino) e se proprio serviva qualche altra cosa o professionalità la recuperavano immediatamente.

 

Entrambi in pensione oramai da diversi anni; nel periodo di attività avevano prestato la loro opera anche negli alberghi di Abano.

Il Commissario li aveva conosciuti nell’ambito del volontariato diventando subito loro amico perché poteva imparare ‘’a fare delle cose manuali’ alle quali era sempre rimasto estraneo se non ‘impossibilitato’. Insomma si divertiva a vederli lavorare e avrebbe voluto, se non essere al pari loro, almeno possedere quella pratica che solo l’esperienza  incarna nella professionalità di molti artigiani-esperti. Anche in questo settore c’è chi diventa un artista, loro lo erano e rappresentavano una via di mezzo tra l’impressionismo e l’astrattismo: non si capiva come intravedessero al volo certe soluzioni e riuscissero poi a realizzarle raccattando tutto ciò che potevano usare ma alla fine il problema era sempre risolto.

 

Quando Lasagna li invitò a passare una serata in pizzeria spiegando succintamente di cosa gli interessava parlare furono subito, all’unisono, d’accordo anche perché in qualche modo li richiamava ad un periodo e ad episodi dell’ oramai lontano e ‘dimenticato’ lavoro. Ore passate spesso sotto il sole, sui tetti delle case, o a fare centinai di ‘scale’ al giorno negli anni in cui l’invasione edilizia procurava guadagni e corrispondentemente posti di lavoro, che come diceva Toni “Oggi, chi si ricorda più cosa volevano dire quei tempi!

 

La serata fu a dir poco piacevole e Lasagna più che stimolare risposte indicò dei temi e lasciò che parlassero liberamente così come il Gatto e la Volpe sanno fare. Avrebbe voluto prendere appunti, ma se scriveva perdeva quella spontaneità e realtà del racconto che andavano ben oltre le sue richieste e che formavano il quadro di un periodo o di determinate situazioni uniche che sicuramente non avrebbe dimenticato.

Fu così che quella nottata la passò per la maggior parte a mettere per iscritto i punti essenziali del loro racconto utile a comprendere la ‘cosa’ relativa allo scarico delle acque termali e a verificare altri documenti.

 

 

Alle 5 del mattino quando si impose un veloce sonno sul divano, lo fece pensando che: “Rubini sarà soddisfatto, abbiamo la pistola fumante, sempre che l’omicidio sia quello che abbiamo individuato.”

Situazione strana per cui si conosceva la possibile arma del delitto prima di sapere se lo stesso fosse stato compiuto. Si sarebbe potuta parificare ad un’azione preventiva se non fosse che la ‘cosa’ sembrava andasse avanti da più di trent’anni senza appalesare ‘cosa’ essa fosse.

La sveglia suonò alle 7,45 e la prima intenzione fu quella di continuare a dormire ma… come resistere alla voglia di parlare con Rubini?

 

Alle 9 in punto era davanti all’ufficio del Vice Questore che arrivando lo vide; era stranamente seduto su una sedia ad aspettarlo. Guardandolo velocemente in viso disse:

“Più che di una sedia lei avrebbe bisogno di un letto… ma qui non ce ne sono, se mi avesse avvisato avrei provveduto, quello che posso fare e farle avere immediatamente un bel caffè lungo con una pasterella.”

Entrarono nel suo ufficio.

In attesa del caffè si scambiarono alcune idee ed informazioni sul loro ordinario lavoro e quando la calda bevanda arrivò Lasagna notò che nel vassoio oltre a due tazzine di caffè e la pasterella vi era anche un brico di caffè, diversi biscottini semi dolci e una bottiglia d’acqua con due bicchieri. Capì l’antifona e ne fu felice, c’era del tempo per poter relazionare.

 

 

Rubini.

“Bene, come è andata con le pizze?”

“Le pizze erano buone…”

“Non avevo dubbi ma il resto?”

“Al pari delle pizze se non di più.”

“Quindi?”

 

Lasagna, appunti alla mano, cominciò:

“Faccio una premessa relativamente al fatto che Antonio e Giuseppe hanno lavorato negli alberghi durante il periodo che interessa la scrittura e l’applicazione dei due regolamenti e la loro testimonianza ci offre alcuni aspetti interessanti di contesto anche se, non può considerarsi statisticamente rilevate perché hanno lavorato saltuariamente solo in alcuni alberghi di Abano, a memoria e in più riprese possono essere 5. Quindi non possono  dare che una visione limitata dell’allora situazione.

Tuttavia ciò che mi hanno detto è merce preziosa in particolare, almeno per alcuni aspetti di contesto, la testimonianza di Antonio. Di famiglia comunista aveva una visione particolare sulle cose, partecipava alle attività sindacali degli edili e spesso era presente con curiosa passione ai consigli comunali e alle varie assemblee pubbliche che i partiti allora tenevano con una certa frequenza. Aveva come amico anche un consigliere comunale con il quale spesso si intratteneva e quindi era a conoscenza di cose concrete delle amministrazioni”.

“Che dire…” esclamo Rubini “Altri tempi. Non so se migliori o peggiori di oggi ma per certi aspetti li rimpiango.”

Questa riflessione permise a Lasagna di bere un goccio di caffe e un sorso d’acqua per poi riprendere.

“Antonio ha detto che a quel che ricorda l’applicazione di ciò che gli ho riferito relativo alla Legge Merli non fu certo cosa semplice e creò diversi contrasti tra Associazione Albergatori e Amministrazione comunale.

Lo ricorda bene perché in quel periodo Abano era amministrata da una coalizione quasi unica in Italia, che alcuni anni addietro avrebbe potuto definirsi di alternativa, nella quale la Democrazia Cristiana era all’opposizione e tutti gli altri nella maggioranza. Ad Abano erano i partiti comunista, socialista, socialdemocratico, repubblicano e liberale.

Ricorda che per il pagamento di un tributo sull’acqua termale la decisione fu presa dopo aver istituito un giurì tra gli albergatori e l’amministrazione per prendere una decisione consapevole e corretta. A difesa del comune fu chiamato il giurista Prof. Giuseppe Guarino massimo esperto in materia che fu poi anche ministro del bilancio in un governo tecnico. Questi diede ragione al comune il quale comincio nell’1983/4 a imporre il tributo sugli scarichi.”

“Guarino? Lo conoscevo bene.” Disse Rubini “grande personaggio e… democristiano. Quindi i fronti aperti erano due: il poter scaricare e il pagamento del tributo.”

“Certo” riprese Lasagna e tutto dipese dalla Legge Merli che come abbiamo visto dava indicazione precise su come scaricare i vari tipi di acqua e  anche sul pagamento di un canone, cosa che in un primo momento  non ho ben valutato nella sua lettura. Sono andato a rileggerla velocemente questa notte e all’Articolo 16 troviamo:

 

Per i servizi relativi alla raccolta, l’allontanamento, la depurazione e lo scarico delle acque di rifiuto, provenienti dalle superfici e dai fabbricati privati e pubblici, ivi inclusi stabilimenti e opifici industriali, a qualunque uso adibiti, è dovuto agli Enti gestori dei servizi da parte degli utenti il pagamento di un canone o diritto secondo apposita tariffa. La tariffa è formata dalla somma di due parti, corrispondenti rispettivamente al servizio di fognatura e da quello di depurazione.”

 

“Quindi” disse Rubini “questa è la madre di tutte le rogne?

“È probabile” rispose Lasagna che notò il linguaggio mulesco del Vice Questore “e poiché la legge Merli è del 1976 i famosi ‘più di trenta anni’ ricordati dal funzionario regionale ci sono tutti.”

Si guardarono e cominciarono a quagliare e ciò era evidente nei loro sguardi.

Da non credere.” esclamò Rubini.

“Già” sospirò Lasagna, ricorrendo ad un sorso di caffè e ad un biscottino semi dolce per poi ripartire dagli appunti.

 

“Ho quindi posto due domande specifiche ai miei amici, la prima era se a loro conoscenza negli alberghi esistevano i decantatori o chiarificatori per il fango contenuto nella acque da scaricare e per seconda se erano a conoscenza di eventuali indagini con campioni prelevati dai vari pozzetti. Hanno detto che all’inizio, anni 70/80, nessuno aveva il decantatore e scaricavano un poco dove capitava. Fu in quegli anni, quindi con la Merli, che si mise mano alle fognature e a tutto il resto e se dovessero fare una valutazione all’oggi, sapendo che orami da tempo sono in pensione quindi non più presenti nel lavoro concreto, si sentirebbero di dire che non tutti gli alberghi sono attrezzati con il decantatore per le acque termali e che poi negli altri, quelli che ce l’hanno, che funzioni e tutto dire. Relativamente a controlli specifici e abitudinari, mai ne hanno sentito parlare.”

Lasagna si interruppe quando il Dottor Rubini ricevette una telefonata alla quale doveva, seppur velocemente, rispondere e inoltre ne approfittò anche per bere un bicchiere d’acqua ma facendo cenno a Lasagna, con la mano sinistra, di continuare.

 

“Si tenga forte: forse abbiamo trovato la pistola fumante.”

“Se fosse così le darei immediatamente l’autorizzazione a usare le volanti e le sirene!”

Sorrisero entrambi, Lasagna proseguì non senza sottolineare che per quelle cose ci voleva l’autorizzazione di qualcuno più in alto. Continuò la relazione.

 

“Eravamo arrivati alla fine del nostro incontro, buona la pizza, ottima l’abbondante porzione di crema catalana e dulcis in fundo stavamo bevendo una Nardini con ghiaccio.”

“Con ghiaccio?” disse Rubini alquanto disgustato.

Lasagna: “Con ghiaccio, provare per credere… Proprio allora ho pensato che fosse giusto spiegare ad Antonio e Giuseppe, in maniera un poco più approfondita, il perché delle mie curiosità e parlai succintamente della quasi-indagine. In questo contesto feci una considerazione sul fatto che nei regolamenti non vi fosse alcun impegno specifico da parte delle amministrazioni sul dover fare i controlli. Era ovvio che dovevano essere fatti ma non ci stava un data, non so… all’apertura della stagione termale o altro in cui l’amministrazione dovesse controllare. Se non controllava nulla succedeva e così, da quanto sembra, non lo hanno mai fatto.

Fu all’ora che Antonio intervenne dicendo:

Forse non è proprio così!”

L’ho guardato in faccia e dissi: “Cioè? Come sarebbe.”

Antonio era titubante, sapeva di entrare in un terreno non suo ma era certo che avrei capito.”

 

Lasagna continuò a raccontare le cose dette da Antonio. “Vede Commissario (per Antonio e Giuseppe era sempre il Commissario e di chiamarlo Lasagna proprio non se la sentivano e chiamarlo per nome era troppo irriverente nei suoi confronti; così la pensavano Toni e Bepi), più volte in passato quando ancora credevo che valesse la pena di discutere su alcune questioni con quelli che si assumevano il ruolo di consiglieri comunali, avevo espressamente fatto presente diverse cose che non funzionavano in questo settore, dicendo che si doveva intervenire… poi mi sono stancato e ho lasciato perdere, pensavano ad altre cose. La mia idea era che si doveva agire a livello di regolamento edilizio per una sua piena applicazione e tutti ne avremmo avuto dei benefici.”

“Quindi cosa pensi si potrebbe fare” chiesi.

“Lei niente ma se nel regolamento edilizio in vigore vi fosse qualche aggancio specifico a ciò che le interessa la ‘cosa’ cambierebbe aspetto perché ne andrebbe dell’abitabilità e agibilità degli alberghi stessi, con tutte le conseguenze non solo prettamente amministrative.”

Sarebbero fuori regola?

“Esattamente.”

 

“Stavo pe fare una riflessione quando intervenne anche Giuseppe:

“Guardi Commissario, verso la fine del 2019, se non ricordo male in dicembre poco prima di Natale, il Consiglio comunale di Abano ha approvato il Piano comunale delle acque. Ho seguito la questione per un certo periodo con alcuni consiglieri comunali ma poi, come Antonio, mi sono stancato… sarebbe interessante che lei lo leggesse in reazione ai problemi che la interessano.”

Giuseppe ebbe in quel momento come un irrigidimento e poi in modo platealmente partecipato disse: “e… non parliamo poi dello spreco che si continua a produrre sull’uso dell’acqua termale. E ‘tardi, ma se vuole una sera, offro io la pizza ci ritroviamo a parlare di questo.”

 

“Caro Dottor Rubini, questo mi hanno detto e a rigor di logica dovrei riaprire una seconda quasi indagine… ma intanto tentiamo di chiudere questa.”

Rubini con un cenno di capo e con un’espressione di sopportazione assentì. Fecero una brevissima pausa caffè.

Lasagna riprese.

 

“E così alle 3 di questa mattina mi sono ritrovato a scorrere velocemente i Regolamenti edilizi di Montegrotto ed Abano presenti nella pagina web dei comuni. Ancora una volta ho notato l’enorme differenza di impostazione almeno dal punto di vista delle citazioni. Nel regolamento edilizio del comune di Montegrotto la parola termale/i è presente 2 volte mentre in quello di Abano 12 volte. Data l’ora ed essendo il caffè oramai finito non mi sono soffermato a lungo sui due regolamenti ed ho ricercato solo su quello di Abano un riferimento agli scarichi termali anche perché su quello di Montegrotto, così a prima vista, non mi è sembrato vi fosse nulla di specifico. All’articolo 62 punto 2 del regolamento edilizio di Abano ho trovato:

 

‘Lo smaltimento delle acque termali è regolamentato dal vigente Regolamento per l’uso della fognatura pubblica comunale – disciplina degli scarichi in fognatura e al suolo.’

 

Mi sono quindi ripreso in mano ancora una volta il regolamento della fognatura per verificare se esistevano, come mi sembrava di ricordare, delle norme specifiche di carattere urbanistico-edilizio.”

Una specie di colpo di tosse da parte di Rubini interruppe Lasagna che alzando gli occhi vide il Vice Questore sorridente. Rimase un poco stupito ma Rubini incalzò:

“Naturalmente se non sbaglio, tutto questo verso le 4 di questa mattina!”

E già” sospirò Lasagna “ma è stato utile perché ho riletto e ben inquadrato gli articoli 39 e 42 del regolamento della fognatura: la pistola fumante, anzi doppiamente fumante perché composta anche da acqua termale, quindi fumante. Acqua che lentamente comincia ad apparire la vera vittima dell’omicidio.

 

“L’Articolo 39 si intitola ‘Norme particolari per i manufatti di allacciamento delle utenze idrotermali.’ Già dal titolo capiamo che tramite questo articolo, nel regolamento edilizio gli stabilimenti idrotermali hanno una loro specifica attenzione che viene sancita e fa parte dell’iter burocratico per ottenere l’agibilità o l’abitabilità.. Sta qui l’osservazione puntuale di Antonio.

Questi requisiti non sono necessari solo per aprire uno stabilimento idrotermale ma anche perché questo posso aderire a varie istanze quali mutui o, sue variazioni edilizie o bandi di qualsiasi genere. Solitamente si presenta una autocertificazione o una asseverazione da parte di un tecnico che deve contenere anche questo aspetto soprattutto se si riferisce a procedure strettamente legate alla termalità. Cosa sta scritto all’articolo 39? Lo leggo interamente.

 

“1) Ferme restando tutte le precedenti disposizioni, i manufatti di allacciamento delle utenze idrotermali, relativi alle acque termali decantate devono rispettare quanto prescritto nel presente articolo

2)   Le tubazioni impiegate per la formazione della fognatura interna e dei collettori di allaccio devono essere di materiali idoneo ad evitare corrosioni e non favorire incrostazioni; i giunti devono essere eseguiti a regola d’arte e in ogni caso i condotti devono risultare perfettamente impermeabili; essi devono essere facilmente ispezionabili, per mezzo di camerette d’ispezione munite di idoneo chiusino amovibile.

3)   Tutte le intersezioni e le immissioni devono avvenire esclusivamente entro camerette ispezionabili.

4)   Le dimensioni minime in pianta delle camerette d’ispezione sono 40 x 40 cm., esse possono essere in calcestruzzo, prefabbricato o non, o in muratura accuratamente intonacata, e comunque devono risultare impermeabili.

5)   A valle degli impianti di pre-trattamento previsti all’art. 20, può essere predisposta una cameretta per l’immissione ed il mescolamento con le acque termali decantate di quelle limpide.

6)   Dopo tale manufatto ed a monte dell’immissione nella pubblica fognatura, deve essere previsto un pozzetto d’ispezione e controllo, separato quindi dalla cameretta di cui al comma precedente, dotato di comparto di sedimentazione e di tipo approvato dal Comune; esso deve essere provvisto di idoneo chiusino amovibile e deve essere ubicato in un luogo sempre accessibile.

7)   I tecnici comunali hanno facoltà di accedere in qualsiasi momento a tale manufatto, su semplice richiesta””

 

Breve pausa da parte di Lasagna per poter bere un sorso d’acqua e ripresa della relazione.

 

“Naturalmente a tutto questo va aggiunto quanto previsto all’articolo 42. dal titolo: Documentazione da allegare alla richiesta di autorizzazione allo scarico. Ecco la documentazione da allegare pena la non completezza della pratica:

 

“     per gli insediamenti idrotermali: caratteristiche dell’insediamento; con precisazione dell’area coperta e scoperta, del numero di posti letto, del numero di camerini di cura; numero e dimensioni delle vasche per fanghi termali, denominazione del o dei pozzi idrotermali utilizzati e precisazione del prelievo medio giornaliero di acqua termale; indicazioni sulla quantità d’acqua termale usata distintamente per cure, piscine, riscaldamento, ecc.; descrizione e caratteristiche costruttive e funzionali dell’impianto di trattamento delle acque termali torbide con precisazione delle modalità di estrazione dei fanghi decantati ed ogni altra notizia utile a qualificare le acque di scarico previste.”

 

Fece un profondo respiro e disse:

Con questo penso di aver finito la relazione sulla mia semi indagine anche perché, a dire la verità, sono abbastanza stanco.

Rubini fece il gesto di battere leggermente le mani in segno di assenso e di complimento per il lavoro svoto, stava per dire cosa ne pensasse quando Lasagna alzò una mano e…

Tuttavia penso sia necessario un ulteriore breve suo proseguimento.

Rubini niente disse se non rappresentare il suo assenso con un cenno del capo e si salutarono.

 

 

CI  VEDIAMO VENERDI CON “UN SUPPLEMENTO DI INDAGINE”