Lev Semënovič Vygotskij

Leggendo  Vygotskij (2015) ‘Teoria delle emozioni- Studio storico pscicologico’– l’albatros- Editore -Roma

E’ un lavoro ciclopico perché tale è il ragionamento dialettico che Vygotskij svolge nell’affrontare e criticare da tutti i punti di vista la teoria “periferica delle emozioni” esemplificata nei nomi di James-Lang. In un primo momento il titolo previsto da Vygotskij era: Spinoza, ed è proprio su Spinoza che Vygotskij pone un accerchiamento intellettuale per difenderlo e distinguerlo nettamente da tutte le cattive interpretazioni che tendono a renderlo il “continuatore” di Descartes, non valorizzandone così, l’impostazione materialistica e monistica.

E’ un libro affascinate ed avvincente anche se in alcune parti può mettere a seria prova il lettore se non possiede basi filosofiche “sufficientemente attrezzate”. Un Vygotskij che fa i conti con le neuro scienze, un neouro scienziato di prim’ordine che non dimentica, e non potrebbe essere altrimenti, la storia, la filosofia e “la dialettica” che svolge con un linguaggio a volte tagliente come ad esempio, alla fine del capitolo quindicesimo a riguardo della teoria sule emozioni James-Lang:

“ Ci avviciniamo così all’ultimo punto di tutta la teoria cartesiana delle passioni, che termina con una catastrofe impressionante, con un crollo completo di tutto questo tentativo eroico di spiegare la natura delle passioni umane a partire dai principi dualisti del sistema. La fine della teoria è una negazione totale del suo inizio. Le passioni si dividono tra la natura spirituale e corporale dell’uomo, ognuna delle quali agisce in modo totalmente indipendente l’una dall’altra. Dove resta dunque posto in questa teoria per la passione come fenomeno fondamentale dalla doppia natura, spirituale e corporale dell’uomo, come unico e reale fondamento delle passioni? Lo spiritualismo ed il naturalismo appaiono nella teoria delle passioni come due poli opposti. Il dualismo ed il parallelismo disimpegnano la parte di fondamento reale della teoria delle emozioni. L’epifenomenalismo e l’automatismo umano sono l’inizio e fine, prima e ultima parola di tutta la psicologia delle passioni.” (p. 265)

Alla fine del libro:

“Per noi quel che importa solamente, finendo l’esame della sorte della teoria cartesiana delle passioni nella psicologia contemporanea, dimostrare che questa detta teoria era polarizzata dai principi contradditori che essa racchiudeva e che ha trovato la sua realizzazione nelle concezioni estremamente, meccaniciste e spiritualiste, della psicologia contemporanea.” (p. 342)

Tuttavia la sorpresa più grande che “La teoria delle passioni” mi ha riservato, sta nel fatto che Vygotskij, per supportare dal punto di vista fisiologico la sua impostazione, si appoggia, ad un italiano: Giuseppe Sergi. (Giuseppe Sergi (1841-1936) antropologo, biologo, psicologo, storico della cultura di orientamento materialistico – nota nel testo-)

Nel capitolo primo, dove Vygotskij spiega le linee del suo lavoro troviamo:

“Per terminare con l’esame della nostra tesi secondo la quale la teoria spinoziana degli affetti è è olita essere comparata con la teoria delle emozioni di James e di Lange, citiamo semplicemente la ricerca ben documentata e convincente di G. Sergi, di cui noi più oltre utilizzeremo i risultati. Studiando la nascita della teoria organicista delle emozioni, Sergi si sofferma sul punto critico di questa teoria, precisamente sulla riduzione (che appare inevitabilmente nello sviluppo logico di questa dottrina) dell’emozione alla sensazione vaga, indifferenziata e globale di uno stato organico generale. E si scopre che non esistono passioni né emozioni, ma solamente delle sensazioni. Tale che nel suo criterio va ad impattare con la teoria organicista, spaventa James a tal punto che è costretto a ricadere nella teoria spinoziana. Segnaliamo di passaggio che per quanto concerne la vera origine della teoria delle emozioni Sergi arriva, a conti fatti, a delle conclusioni che divergono sostanzialmente dai punti di vista generalmente ammessi e che noi abbiamo citato prima. Successivamente torneremo ancora ad utilizzare queste conclusioni e a basarci su esse per delucidare alcune questioni essenziali relative ai problemi fondamentali della nostra ricerca.” (pag. 41/2)

E’ un vero peccato che nella bibliografia non siano citati i testi del Sergi da cui Vygotskij parte, viene sempre richiamato con la formula “le ricerche del Sergi”.La curiosità ci ha quindi spinto a “ricercare” le ricerche del Sergi e con molta probabilità, uno dei libri a cui Vygotskij si riferisce, è : “Dolore e piacere – Storia naturale dei sentimenti” Milano Fratelli Dumolard Editori-1894. (vedasi le la correlazione con il titolo del libro di Vygotskij sulle emozioni).

In queste ricerche viene definita la nuova prospettiva per lo studio delle emozioni, da cui parte anche Vygotskij, per dare un nuovo quadro di riferimento, la teoria talamica delle emozioni. Scrive Sergi (pag.81-82):

“Secondo questo fatto accertato, si trova come fenomeni di dolore e di piacere provocati da eccitamenti periferici e di carattere fisico, eccesso di eccitazione, convergono pienamente con quelli emozionali, anzi sono essenziali per gli stessi, soltanto differente è l’origine che li provoca. Ritenendo per troppo parziale il principio di Lange e non molto evidente l’interpretazione di James, io credo, che da quello che ho ammesso, si possa avere un’interpretazione completa dei fenomeni emotivi. Si è ammesso un centro di dolore e di piacere comune (…) e perciò identico a questo; né può essere né deve essere diversamente, perché il centro della vita deve riferirsi alle manifestazioni più capitali della sua conservazione o alla sua distruzione”

Non ci addentriamo nella “meta fisio-psicologia” del Sergi ma non vi è dubbio che varie siano le consonanze con Vygotskij e di conseguenza con Pavlov come ad esempio in “Teoria fisiologia della percezione –Introduzione allo studio della psicologia” – G. Sergi – Milano Dumolard – 1881- (p.302)

“Noi crediamo bensì che non possa esservi fenomeno psichico senza processo centrale, ma ammettiamo parimenti, che non possa esservi questo processo centrale senza il periferico, ammettiamo cioè che il fenomeno sia determinato da questo processo completo”.

Vygotskij in “Pensiero e linguaggio”:

“ la prima domanda che si pone quando parliamo di rapporto tra pensiero e linguaggio con gli altri aspetti della coscienza è quello del legame tra intelletto ed affetto. La separazione dell’aspetto intellettuale della nostra coscienza dal suo aspetto affettivo, volitivo è uno dei difetti maggiori e fondamentali di tutta la psicologia tradizionale. Il pensiero si trasforma poi inevitabilmente in una corrente autonoma di idee che pensano se stesse, ed è contraddetto da tutta la pienezza della vita reale, degli impulsi, degli interessi e delle inclinazioni reali dell’uomo che pensa”

E’ un peccato che tesori della nostra cultura psicologia siano spesso dimenticati!

 

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